Nei primi secoli dell’era tecnologica gli scienziati hanno sempre voluto unire l’uomo alla macchina per creare così un Cyborg.  Questo forte desiderio si poteva avverare soltanto nei film.

Kevin Warwick, un giovane professore di cibernetica, ha rotto questa barriera trasformando  se stesso nel primo Cyborg che sia mai esistito. Creò, infatti un microchip (Vedi foto) in grado  di captare gli impulsi neuronali e ritrasmetterli sotto forma di onde radio. Fatto ciò se lo fece  impiantare nell’avambraccio sinistro. L’operazione riuscì e l’organismo del  professore  non lo rigettò.

Il chip, però, da solo era completamente inutile e per questo attraverso la “polsiera“, sempre inventata da lui, che captava le onde radio emesse dal chip, egli poté trasmettere per via elettrica l’impulso dei nervi del suo braccio.

Collegato ad una lampadina è in grado di accenderla e spegnerla solamente aprendo e chiudendo la mano, oppure aprire e chiudere una mano robotica. Si può persino far viaggiare su internet l’impulso.

Il nostro Go-Go Gadget della vita reale non si fermò a questo ma andò oltre, dopo aver installato il chip anche nel braccio di sua moglie,  lo mise in collegamento con il suo, riuscendo così a ricevere l’impulso neuronale, proprio dal braccio della donna, così se uno apriva la mano, contemporaneamente l’apriva anche l’altro.

Il professore vuole proseguire nelle ricerche espandendole, e creare un chip che capti tutti gli impulsi celebrali applicandolo in quasi tutti i campi.

Io, personalmente, penso che le ricerche dovrebbero fermarsi perché un chip può sempre essere sottoposto a manomissioni esterne (causate dagli hacker) che potrebbero controllare i nostri corpi, come Warwick poteva controllare il braccio della moglie. Essendo io, però, un amante dello sviluppo scientifico e tecnologico, spero che ciò in un qualsiasi modo si possa impedire.

Di Stefano