Il carcinoma squamocellulare della vagina appresenta circa il 90% delle neoplasie maligne della vagina e solitamente insorge ad un’età di 64 anni.

La primitività “vaginale” si fonda sull’esclusione di malattie neoplastiche nella vulva e nella cervice: pertanto, masse tumorali impiantate sul terzo superiore della vagina, con coinvolgimento della portio uterina, vengono considerate come di origine cervicale, con estensione alla vagina.
Inoltre, carcinomi a cellule squamose insorgenti nella vagina nel corso di terapie praticate per carcinoma cervicale in un arco di cinque anni vengono considerati come recidive di carcinoma cervicale, più che neoplasie insorte de novo nella vagina.

Mostra come sintomi sanguinamento ed emissione di abnormi secrezioni. Le dimensioni del tumore sono variabili: da forme di piccolo volume, spesso occulte, a forme che raggiungono i 10 cm di diametro.
L’aspetto macroscopico è anch’esso variabile: da masse fungose, ad escrescenze polipoidi, a noduli duri e a lesioni ulcerative.
L’aspetto istologico invece è simile a quello del carcinoma della cervice.

Si divide in due tipologie:

  • Microinvasivo con aggregati di cellule tumorali squamose ben differenziate e modestamente atipiche.
    La tendenza microinvasiva, in sede vaginale, non ha significato biologico particolare: tuttavia, una neoplasia vaginale con una profondità di invasione < 5 mm e priva di impegno vascolare, difficilmente metastatizza ai linfonodi.
  • Invasivo con aggregati tumorali costituiti da cellule squamose atipiche dotate di differenziazione discreta, infiltranti il chorion.

Per quanto attiene alla prognosi, lo stadio clinico è il più importante fattore predittivo, tenuto conto che la precoce diffusione del carcinoma vaginale ai distretti pelvici, vescicali e rettali, non di rado riscontrata, è dovuta al fatto che la parete della vagina ha uno spessore modesto così come lo strato di connettivo che la separa dai tessuti molli della pelvi e dalle altre strutture menzionate.
Le metastasi a distanza sono comunque rare e i frequenti ritardi nella diagnosi e quindi nell’applicazione della terapia condizionano un peggioramento della prognosi.

La variante istologica carcinoma squamocellulare verrucoso da NON confondere con il carcinoma verrucoso, presenta coilociti con atipie cellulari e tendenza infiltrativa e metastatica che ne condizionano una prognosi assai più severa rispetto a quella del carcinoma verrucoso.

Fonte: Anatomia patologica e correlazioni anatomo-cliniche (Mariuzzi).

Di Raffo

Ciao a tutti, mi chiamo Raffaele Cocomazzi e sono il cofondatore di BMScience. Sono appassionato di Scienza, Medicina, Chimica e Tecnologia. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Foggia e attualmente specializzando in Medicina Nucleare presso l'Alma Mater Studiorum (Università di Bologna). Per contattarmi o maggiori informazioni seguimi sui vari social.