La malattia infiammatoria intestinale (IBD, dall’inglese Inflammatory Bowel Disease) comprende un gruppo di patologie croniche a eziologia idiopatica, caratterizzate da infiammazione del tratto gastrointestinale.
Le forme principali includono il morbo di Crohn, la colite ulcerosa e le coliti indeterminate. Il morbo di Crohn è contraddistinto da un’infiammazione granulomatosa che può interessare qualsiasi tratto dell’apparato digerente, dalla bocca all’ano, con una predilezione per l’ileo terminale e il cieco.
Al contrario, la colite ulcerosa colpisce esclusivamente il colon, coinvolgendo lo strato mucoso e sottomucoso, e si manifesta tipicamente con ulcerazioni rettali e coliche.
Negli ultimi decenni, si è osservato un incremento globale dell’incidenza dell’IBD in età pediatrica, con circa il 25% dei pazienti che ricevono la diagnosi durante l’infanzia o l’adolescenza. Sebbene l’eziologia precisa rimanga poco chiara, si ritiene che la malattia derivi da una complessa interazione tra predisposizione genetica, disregolazione immunitaria, fattori ambientali (come dieta occidentale, inquinamento e uso di antibiotici) e alterazioni del microbiota intestinale (disbiosi).
Approccio diagnostico
La diagnosi di IBD richiede un iter complesso, basato principalmente sul quadro clinico, esami di laboratorio (tra cui marcatori di infiammazione come la proteina C-reattiva e la calprotectina fecale) e sull’esame istologico di campioni prelevati durante la colonscopia con ileoscopia retrograda. Tuttavia, tecniche di imaging non invasive svolgono un ruolo cruciale nella valutazione dell’estensione della malattia e delle complicanze.
La scintigrafia con leucociti marcati, in particolare, permette un’analisi completa dell’intero intestino (tenue e crasso) e può identificare complicanze come ascessi o fistole. Questo esame è utile per confermare o escludere l’IBD in pazienti con sintomi intestinali atipici, valutare la gravità dell’infiammazione e individuare focolai infettivi extraintestinali. Tuttavia, un risultato negativo non esclude completamente un’infiammazione lieve.

Tra le metodiche scintigrafiche, la scintigrafia con leucociti marcati con tecnezio-99m esametilpropilenammina ossima (99mTc-HMPAO) è preferita rispetto all’impiego dell’indio-111 (In-111) grazie a una maggiore accessibilità, una minore dose di radiazioni assorbita e una migliore risoluzione spaziale. L’esame offre un’elevata accuratezza diagnostica nelle prime ore successive all’iniezione del tracciante.
La PET/TC sta assumendo un ruolo sempre più rilevante, grazie alla sua capacità di combinare informazioni metaboliche e anatomiche con elevata risoluzione spaziale. L’utilizzo del fluorodesossiglucosio (FDG), un tracciante glucosio-analogo, permette di identificare aree di infiammazione attiva nell’intestino, distinguendo tra malattia in fase acuta e fibrosi cronica. Studi recenti suggeriscono che la PET/TC con FDG possa essere particolarmente utile nei casi di IBD complicata, come nelle stenosi infiammatorie o nelle fistole, dove la risonanza magnetica (RM) o la TC da sole potrebbero non essere sufficientemente discriminanti.
Un altro tracciante promettente è il gallio-68 (68Ga), utilizzato in combinazione con peptidi specifici come 68Ga-citrato o 68Ga-DOTATOC, che si lega ai recettori della somatostatina espressi sulle cellule infiammatorie. Questa tecnica, ancora in fase di studio, potrebbe offrire una maggiore specificità nel differenziare l’infiammazione attiva da altre alterazioni della parete intestinale, riducendo i falsi positivi.
Un ulteriore sviluppo è rappresentato dalla PET/MR, una tecnologia ibrida che unisce la sensibilità metabolica della PET alla dettagliata risoluzione dei tessuti molli della risonanza magnetica. Questo approccio è particolarmente vantaggioso nei pazienti pediatrici o in quelli che necessitano di ripetuti follow-up, poiché riduce l’esposizione alle radiazioni ionizzanti rispetto alla PET/TC. Alcuni studi preliminari indicano che la PET/MR potrebbe migliorare la stadiazione dell’IBD, soprattutto nel morbo di Crohn, dove la valutazione dell’infiammazione transmurale e delle complicanze perianali è cruciale.
Infine, la ricerca si sta orientando verso nuovi radiofarmaci selettivi, come gli anticorpi monoclonali marcati con isotopi radioattivi (ad esempio, 99mTc-anti-TNF), che potrebbero non solo diagnosticare ma anche predire la risposta ai farmaci biologici. Questa frontiera della medicina nucleare, nota come immuno-PET, potrebbe rivoluzionare la gestione personalizzata dell’IBD, consentendo di identificare i pazienti che trarranno maggior beneficio da terapie mirate.
Fonte: A Concise Guide to Nuclear Medicine (Abdelhamid H. Elgazzar e Saud Alenezi)