OGM in Italia: tra divieti, importazioni e diffidenza pubblica

Gli organismi geneticamente modificati (OGM) rappresentano una delle più controverse innovazioni nel settore agroalimentare. Nonostante decenni di ricerca scientifica, il loro utilizzo rimane limitato in molti Paesi, tra cui l’Italia, dove la coltivazione è vietata mentre l’importazione è ampiamente consentita.

Cosa sono gli OGM

Gli OGM sono piante, animali o microrganismi il cui DNA è stato alterato in laboratorio attraverso tecniche di ingegneria genetica. A differenza degli incroci tradizionali, che avvengono tra organismi della stessa specie, gli OGM possono contenere geni provenienti da specie completamente diverse. Questa tecnologia permette di trasferire caratteristiche utili, come la resistenza a malattie o a condizioni climatiche estreme, in modo più preciso e rapido rispetto ai metodi convenzionali.

La creazione di un OGM inizia con l’identificazione di un gene responsabile di una determinata caratteristica, ad esempio la resistenza a un insetto. Questo gene viene poi isolato e inserito nel DNA dell’organismo che si vuole modificare. Esistono diverse tecniche per ottenere questo risultato:

  1. tecniche di DNA ricombinante (es. inserimento di geni estranei tramite vettori plasmidici);
  2. inserimento diretto di materiale genetico (es. microiniezione o elettroporazione);
  3. fusione cellulare artificiale (es. protoplasti vegetali);
  4. strumenti di editing genetico come CRISPR-Cas9.

Non sono considerati OGM gli organismi con mutazioni spontanee o indotte da radiazioni/mutageni chimici, né quelli ottenuti con incroci tradizionali.

Una volta modificato, l’organismo viene sottoposto a numerosi test per verificarne la stabilità e la sicurezza. Solo dopo anni di sperimentazione e valutazioni da parte di enti regolatori, come l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), un OGM può essere approvato per la commercializzazione.

Differenze tra OGM, organismi transgenici e cisgenici

Non tutti gli OGM sono uguali. Gli organismi transgenici contengono geni provenienti da specie completamente diverse, come il mais Bt che incorpora un gene batterico (Bacillus thuringiensis) per resistere agli insetti.

Gli organismi cisgenici, invece, contengono solo geni della stessa specie o di specie strettamente imparentate, ottenuti attraverso tecniche di ingegneria genetica che accelerano processi che potrebbero avvenire naturalmente (es. mele resistenti a malattie usando geni di altre mele).

Esistono poi le New Genomic Techniques (NGT), in Italia conosciute anche come Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), che sfruttano la variabilità genetica all’interno di una stessa specie e nuove tecnologie di intervento.

Queste tecniche permettono di modificare il DNA senza necessariamente inserire geni estranei, rendendo la distinzione tra OGM e organismi convenzionali sempre più sfumata.

Le applicazioni degli OGM nell’agricoltura e nella medicina

In agricoltura, gli OGM più diffusi sono colture resistenti a insetti, malattie o erbicidi. Il mais Bt, per esempio, produce una proteina tossica per alcuni parassiti, riducendo la necessità di pesticidi chimici. Altre varietà, come la soia Roundup Ready, sono state modificate per resistere a specifici erbicidi, permettendo un controllo più efficace delle infestanti.

Alcuni OGM sono stati sviluppati per migliorare il valore nutrizionale degli alimenti. Il Golden Rice, arricchito con beta-carotene, è stato creato per combattere la carenza di vitamina A nei paesi in via di sviluppo.

In campo medico, i batteri OGM sono utilizzati da decenni per produrre insulina umana, mentre nuove ricerche esplorano la possibilità di creare vaccini commestibili attraverso piante geneticamente modificate (es. banane OGM con antigeni vaccinali).

Gli OGM vengono impiegati anche nell’industria, tramite enzimi OGM per biodegradare inquinanti (es. petrolio).

Perché gli OGM sono controversi

Nonostante i potenziali benefici, gli OGM continuano a suscitare dibattiti accesi. Le preoccupazioni principali riguardano la sicurezza alimentare, con alcuni che temono effetti imprevisti sulla salute umana, anche se gli studi scientifici non hanno finora dimostrato rischi concreti. Altri critici sottolineano i possibili impatti ambientali, come il rischio che geni modificati si diffondano a piante selvatiche, alterando gli ecosistemi.

Un’altra fonte di controversia è il modello economico legato agli OGM, dominato da poche multinazionali che detengono i brevetti sulle sementi. Questo ha sollevato preoccupazioni sulla dipendenza degli agricoltori da queste aziende e sulla perdita di biodiversità agricola. Organizzazioni come Slow Food e Coldiretti sostengono che le colture OGM promuovano monocolture intensive.

Inoltre, la mancanza di trasparenza in alcuni studi finanziati dall’industria ha alimentato scetticismo nell’opinione pubblica. Lo studio di Federico Infascelli (Università di Napoli) sul sangue di conigli alimentati con soia OGM è stato ritirato per manipolazione dei dati, dimostrando come la disinformazione possa alimentare paure ingiustificate

Critici sostengono che molte ricerche pro-OGM siano finanziate dalle stesse aziende e multinazionali agrochimiche che li commercializzano, sollevando dubbi sull’indipendenza dei risultati, tra cui:

  • monsanto (ora Bayer): sviluppatrice del mais MON 810, uno degli OGM più discussi in Europa 1;
  • syngenta, BASF, Corteva: hanno investito in colture resistenti a parassiti e siccità.

La situazione normativa in Italia e in Europa

L’Unione Europea ha uno dei sistemi di regolamentazione più severi al mondo per gli OGM. Attualmente, solo una varietà di mais OGM (il MON810) è autorizzata per la coltivazione, principalmente in Spagna. In Italia, la coltivazione di OGM è vietata dal 2013, nonostante la mancanza di evidenze scientifiche che giustifichino questo divieto in termini di sicurezza.

Dal 2013, l’Italia ha vietato il mais MON 810, nonostante la Corte di Giustizia Europea lo abbia ritenuto ingiustificato per mancanza di prove scientifiche di rischio. La pressione di Coldiretti e delle associazioni agricole tradizionali ha mantenuto il blocco, anche per proteggere il mercato del biologico.

Tuttavia, l’Italia importa 10.000 tonnellate di soia OGM al giorno, usata per mangimi in allevamenti di bovini, suini e pollame. Mentre i prodotti OGM per consumo umano devono essere etichettati, quelli derivati da animali nutriti con OGM no.

Questa apparente contraddizione riflette la complessità del dibattito sugli OGM, dove considerazioni scientifiche si scontrano con pressioni politiche, interessi economici e percezioni pubbliche spesso influenzate da disinformazione.

L’Italia, patria del Made in Italy agroalimentare, teme che gli OGM possano omologare i prodotti tradizionali, danneggiando l’immagine di qualità legata ai suoi prodotti tipici.

Un sondaggio del 2023 mostra che molti italiani sovrastimano la propria conoscenza sugli OGM, confondendo tecniche tradizionali con editing genetico. Social media e fake news amplificano paure infondate, come il timore che gli OGM causino allergie o danni genetici. Alcuni ricercatori hanno provato a ribattezzare gli OGM come “TEAs” (Tecnologie di Evoluzione Assistita), ma l’opposizione rimane comunque ancora forte.

Gli OGM rappresentano un paradosso italiano: vietati per ideologia, ma indispensabili per l’industria agroalimentare. Mentre la scienza ne conferma la sicurezza, la diffidenza pubblica persiste a causa di disinformazione, interessi economici contrastanti e una legislazione incoerente. Se l’Europa sta aprendo alle New Genomic Techniques (NGTs), l’Italia fatica a trovare un equilibrio tra innovazione e tradizione.

Fonti:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *