Fonte: Wikipedia.

Il COVID-19 è la malattia causata dal nuovo coronavirus. La prima segnalazione risale in Cina nella città di Wuhan a fine dicembre 2019, con quadri di polmoniti, il genoma del nuovo coronavirus è stato identificato e sequenziato a gennaio 2020 e chiamato SARS-CoV-2 per via del quadro caratterizzato da sindrome acuta respiratoria simile a quello della SARS. L’11 marzo 2020 viene dichiarata pandemia globale dall’OMS.

Il coronavirus è un virus a corona (da cui il nome) causato dalla presenza di propaggini proteiche. È un virus ad RNA a singolo filamento con positività (permette subito la traduzione e la sintesi proteica) che possiede un involucro esterno (envelope).
Il genoma è grande (32Kb). È distribuito ampiamente in umani ma anche altri mammiferi ed uccelli. In genere causa delle malattie respiratorie, ma anche intestinali, epatiche e neurologiche.
Nell’uomo i coronavirus sono essenzialmente dei patogeni respiratori sia delle alte che delle basse vie respiratorie.
Conosciamo 7 coronavirus patogeni, 4 di questi sono responsabili del raffreddore comune. A questi si è aggiunto il virus responsabile della SARS e poi della MERS e, nel 2019 il SARS-CoV-2.

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Questi virus arrivano all’uomo tramite animali (infezione zoonotica) come origine, di cui i pipistrelli agiscono da reservoir. L’ipotesi è che dal pipistrello, questo virus sia passato ad un ospite intermedio (serpenti, formichiere) e da questo, o direttamente con salto di specie, è arrivato all’uomo.
È un virus sconosciuto per cui non siamo protetti (assenza di anticorpi), per questo motivo e per la sua virulenza ha iniziato a causare la pandemia. Per ottenere un’inattivazione termica occorrono almeno 70 °C per 30 minuti. I disinfettanti che permettono di inattivarlo sono sapone e detergenti, etanolo al 75%, perossido di idrogeno allo 0,5%, ipoclorito di sodio allo 0,1-0,2% (basta un minuto), cloruro di benzalconio allo 0,05-0,2% (meno efficace), clorexidina digluconato allo 0,2% (meno efficace).

PATOGENESI

Una volta arrivato a livello delle vie respiratorie, il virus si lega al recettore ACE2 (un enzima che converte l’angiotensina, particolarmente presente a livello respiratorio, ma anche a livello dell’epitelio intestinale) per entrare nella cellula. Attraverso il legame viene intromesso all’interno tramite endocitosi, perde l’envelope, il genoma virale viene trascritto, si formano nuovi genomi virali, c’è la traduzione delle proteine, l’assemblaggio di nuovi virioni e con l’esocitosi viene rilasciato all’esterno formando così i nuovi virioni pronti ad attaccare altre cellule.
Una volta infettato, il soggetto continua ad eliminare il virus per 7-12 giorni nei casi di malattia lieve o moderata e più di 2 settimane nei casi severi, con positività al virus anche dopo la scomparsa dei sintomi.

TRASMISSIONE

All’inizio la trasmissione è stata dall’animale all’uomo, probabilmente per mezzo di un ospite intermedio, adesso è diretta uomo-a-uomo da persone infette. Il virus lo troviamo a livello delle secrezioni respiratorie, sangue, feci, espettorato, saliva, urine. La trasmissione avviene principalmente attraverso le secrezioni respiratorie (droplets) come nel caso del virus influenzale. Queste goccioline sono piuttosto grandi e cadono entro un metro. Un’altra possibilità è per via aerea (aerosol) di più piccole dimensioni che raggiungono anche persone più distanti e il virus può rimanere nell’aria vitale per alcune ore (tipica del morbillo e tubercolosi).
Ci può essere trasmissione anche tramite il contatto di oggetti contaminati con le mani. È stato dimostrato che può rimanere anche per giorni sugli oggetti (fino a 9 giorni). Il contagio si può avere quando con le mani contaminate si toccano le mucose di occhi e bocca.
Tramite la via oro-fecale ancora non si sa quanto è probabile il rischio di trasmissione, anche se si è vista la presenza del virus nelle feci. Un’altra probabile via è quella parenterale (trasfusioni di sangue). Non ci sono evidenze di trasmissione perinatale (non è stato dimostrata la presenza del virus nel liquido amniotico).

Il virus può essere trasmesso dalle persone sintomatiche, dalle persone pre-sintomatiche (prima della comparsa dei sintomi) e asintomatiche (che tra l’altro hanno una carica virale uguale a quella dei pazienti sintomatici). Questo è un grosso problema perché si ha una maggiore diffusione dell’infezione comportando la pandemia.

SINTOMI

Il periodo di incubazione è di media di 5 giorni (2-14 giorni). Lo spettro della malattia è piuttosto ampio: da sintomatologia lieve come raffreddore, febbre, tosse secca, stanchezza, mal di testa, dolori muscolari, mal di gola, polmonite lieve, sindrome da distress respiratorio, sepsi e morte.
Chi ha una malattia lieve o moderata in genere va in contro a guarigione, chi ha una malattia severa o critica (10-15%) rischia di andare in terapia intensiva e poi morte. Il tasso di mortalità aumenta con l’aumentare dell’età (fino al 16% negli ultraottantenni) soprattutto dovuto alla presenza di comorbidità. Chi ha malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione, malattie respiratorie croniche e cancro ha un maggiore rischio di morte.

DIAGNOSI

La diagnosi va fatta cercando il virus nelle vie respiratorie (sia alte che basse) attraverso un tampone che permette di prelevare il genoma. Quello che si fa è una Real-time Revers Transcription (RT) e poi una PCR (Polymerase Chain Reaction).
Ultimamente si sta parlando di test sierologici in grado di cercare gli anticorpi nei confronti del virus, tuttavia non importanti per la diagnosi ma più da un punto di vista epidemiologico per conoscere i soggetti che hanno contratto l’infezione ricercando le IgG. La presenza di IgM indica invece un’infezione in atto.

TERAPIA

La terapia è di supporto e non ci sono farmaci approvati per CoViD-19. La terapia di supporto consiste nella ventilazione assistita nei pazienti più gravi con compromissione delle funzioni respiratorie, e paracetamolo per trattare la febbre.
Tra i farmaci sperimentali ci sono il Remdesivir (già in sperimentazione per l’Ebola), un analogo nucleosidico che interrompe la catena agendo da antivirale bloccando la replicazione del virus, gli inibitori delle proteasi (Ritonavir) utilizzati contro l’HIV, in quanto anche il Covid-19 utilizza le proteasi per scindere le proteine.
Un ottimo farmaco è l’antimalarico idrossiclorochina che agisce alterando il pH degli endosomi (antivirale) e ha anche attività immunomodulante riducendo le citochine proinfiammatorie.

PREVENZIONE

Il distanziamento sociale ed evitare di stare in posti affollati riduce la trasmissione dell’infezione.
Precauzioni importantissime consistono anche di evitare contatto delle mani con occhi, naso e bocca. Le mani vanno lavate almeno per 20 secondi in maniera corretta. Per una maggiore disinfezione si consiglia di lavare le mani con soluzione alcoliche, acqua e sapone, amuchina. Le superfici invece con ipoclorito di sodio.
La mascherina deve essere indossata dalle persone con sintomi (chirurgica). Le mascherine FFP2 o 3 devono invece essere utilizzate dal personale sanitario in presenza di soggetti con malattie respiratorie.

Si stanno studiando diversi vaccini ancora in fase sperimentale con l’utilizzo di varie tecnologie (vettore virale, vivo attenuato, nanoparticelle, proteine ricombinanti, immunizzazione genetica) che potrebbero garantire immunità.

Di Raffo

Ciao a tutti, mi chiamo Raffaele Cocomazzi e sono il cofondatore di BMScience. Sono appassionato di Scienza, Medicina, Chimica e Tecnologia. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Foggia e attualmente specializzando in Medicina Nucleare presso l'Alma Mater Studiorum (Università di Bologna). Per contattarmi o maggiori informazioni seguimi sui vari social.