Uccello nel petrolio

L’abbondante uso del petrolio ha comportato una serie di problemi all’ambiente in cui viviamo. Troppe volte siamo stati costretti ad assistere impotenti ai disastri provocati dalla fuoriuscita di greggio dalle grossi navi cisterna in navigazione sugli oceani. Si pensi che un solo litro di petrolio può ricoprire con un sottile strato circa 4000 m2 di mare, l’equivalente di 16 campi da tennis. Si calcola che in tutto il mondo si siano riversati nelle acque dei nostri mari dai 4 ai 6 milioni di tonnellate di greggio. Incidenti possono avvenire anche durante le operazioni di carico e scarico delle petroliere o sulle piattaforme di trivellazione dei giacimenti sottomarini. Oltre a questi danni involontari e fortuiti la situazione viene aggravata dal periodico lavaggio delle cisterne delle navi, fatto con l’acqua del mare, scaricata sporca e densa di residui oleosi.

Fonte: Pressenza

Gli effetti inquinanti del petrolio sull’ambiente marino sono disastrosi; gli uccelli, con le piume impregnate dal liquido nero, muoiono sulle coste, diventano cibo per altri animali che, avvelenati, seguono la stessa sorte. La catena sembra non avere fine e i danni a lungo termine saranno ancora più gravi di quelli immediati. I tentativi per rimediare a questi incidenti non si sono rivelati soddisfacenti; si è provato a impiegare sostanze chimiche in grado di sciogliere il petrolio, ma gli effetti secondari sulla fauna marina sono stati giudicati altrettanto gravi.

Un altro aspetto inquietante legato all’uso del petrolio deriva dalle sostanze altamente tossiche che si sviluppano nella combustione. Vediamo le principali.

L’ossido di carbonio (CO) si trova soprattutto negli scarichi prodotti dagli automezzi che bruciano benzina o gasolio. È molto dannoso  perché impedisce il regolare trasporto dell’ossigeno nel sangue.
L’anidride carbonica (CO2) si sviluppa dalla combustione degli impianti di riscaldamento nell’industria. Un’elevata concentrazione nell’atmosfera potrebbe avere dannosi effetti sul clima terrestre.
L’anidride solforosa (SO2) è la responsabile delle piogge acide che ricadendo sulla Terra hanno devastato intere foreste. Questa sostanza si produce anche nella combustione del carbone oltre che delle benzine.

Il metano è un combustibile poco inquinante rispetto agli altri combustibili fossili come il carbone o il petrolio, infatti bruciando non lascia residui di zolfo o fumi particolarmente tossici. Inoltre ha emissioni di anidride carbonica (CO2) inferiori del 25% rispetto a quelle del petrolio e del 40% rispetto a quelle del carbone. Per questo motivo gli ambientalisti propongono di estendere l’uso del metano in tutti i campi dove attualmente vengono impiegati il petrolio e il carbone. Il metano viene principalmente usato in campo energetico, per l’utilizzo del riscaldamento o per alimentare i fuochi delle cucine, per l’appunto, a gas ed inoltre viene utilizzato come carburante per alimentare le automobili, dato che non inquina come benzina o il gasolio.

Di Raffo

Ciao a tutti, mi chiamo Raffaele Cocomazzi e sono il cofondatore di BMScience. Sono appassionato di Scienza, Medicina, Chimica e Tecnologia. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Foggia e attualmente specializzando in Medicina Nucleare presso l'Alma Mater Studiorum (Università di Bologna). Per contattarmi o maggiori informazioni seguimi sui vari social.