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Il glutine è una sostanza lipoproteica presente nei cereali come il grano, l’orzo e la segale. In particolare, esso è presente nell’endosperma (un tipo di tessuto prodotto nei semi che vengono macinati per produrre la farina) e nutre gli embrioni vegetali durante la germinazione. Oltre ad avere questa funzione, il glutine influisce sull’elasticità della pasta agendo come collante che tiene insieme il cibo e, a sua volta, influisce sulla masticabilità dei prodotti da forno.
Il glutine è una miscela di centinaia di diverse proteine appartenenti alla stessa famiglia, sebbene sia costituita principalmente da due diverse classi di proteine: la gliadina, che dà al pane la capacità di crescere durante la cottura, e la glutenina, che è responsabile dell’elasticità dell’impasto.

Non tutti i cereali contengono glutine, tra questi vi sono il sorgo, il miglio, il riso integrale, il grano saraceno, il riso selvatico, l’amaranto, la quinoa, il mais (polenta) e il teff. Anche l’avena è priva di glutine, ma può essere contaminata durante la lavorazione.

Il glutine fa male?

Il glutine fa male solo ad alcune persone, ovvero quelle sensibili o intolleranti al glutine, il che significa che i loro organismi producono una risposta immunitaria anormale quando assorbono il glutine durante la digestione.
La forma più conosciuta di intolleranza al glutine è la celiachia, che colpisce una persona su 141. Quando una persona affetta da celiachia consuma glutine, innesca una risposta immunitaria che danneggia l’intestino, impedendogli di assorbire i nutrienti vitali.

Un’altra condizione dovuta al glutine è il disturbo gastrointestinale cronico chiamato anche sindrome dell’intestino irritabile (IBS), che colpisce dal 7 al 20% degli adulti. I chicchi con glutine sono ricchi di amidi e zuccheri che possono essere facilmente fermentati dai batteri intestinali causando gonfiori, crampi e/o diarrea. 

L’allergia al frumento è un raro tipo di allergia che provoca reazioni cutanee, respiratorie o gastrointestinali a causa degli allergeni del grano, ma non è necessariamente dovuta al glutine.

Recentemente, gli scienziati hanno individuato un’altra potenziale forma di intolleranza chiamata sensibilità al glutine non celiaca (NCGS). I pazienti con questa forma di intolleranza, dopo aver consumato glutine, possono manifestare molti sintomi simili a quelli della celiachia, come diarrea, affaticamento e dolori articolari, ma non si hanno presenze di danni a livello intestinale. Piuttosto, questi sintomi possono essere dovuti ad una cattiva digestione o a un effetto placebo.
Secondo uno studio condotto del 2015, questa condizione sembra essere più comune nelle donne e negli adulti e nei giovani. Lo studio non è stato in grado di individuare una percentuale precisa di popolazione che è affetta da sensibilità al glutine non celiaca in quanto molti pazienti si auto-diagnosticano e curano con una dieta priva di glutine senza aver consultato il proprio medico.

Gli effetti di una dieta priva di glutine

In caso di intolleranza al glutine, i medici raccomandano in genere una dieta priva di glutine. I pazienti devono evitare di mangiare cibi e ingredienti contenenti il glutine, inclusi pane, birra, patatine fritte, pasta, condimento per insalata, salsa di soia e persino alcune zuppe, a meno che non siano indicati come “senza glutine“. Secondo la Food and Drug Administration, per essere etichettati “senza glutine”, i prodotti alimentari devono contenere meno di 20 ppm di glutine.

Tuttavia, negli ultimi anni, molte persone che non presentano intolleranza al glutine hanno assunto diete prive di glutine. Infatti, secondo la Mayo Clinic, l’80% delle persone che seguono una dieta priva di glutine non hanno una diagnosi di celiachia. Gli esperti sostengono che diete del genere, senza un reale bisogno, possono essere dannose per la salute di una persona in quanto gli alimenti senza glutine sono spesso carenti di nutrienti e possono quindi influenzare la funzionalità del nostro organismo.

In primo luogo, può influenzare la perdita di peso. Le restrizioni alimentari associate ad uno stile di vita senza glutine, possono aiutare alcuni soggetti a perdere peso, soprattutto quando gli amidi vengono sostituiti da cereali più salutari, come la quinoa, che non contiene glutine. Tuttavia, il consumo di troppo cibo non contenente glutine, può causare un aumento di peso. Questo è dovuto al fatto che molti produttori alimentari spesso includono grassi o zuccheri aggiuntivi negli alimenti per rendere più gustosi i prodotti senza glutine, aumentando così il numero delle calorie del prodotto e talvolta ingannando coloro che evitano il glutine per cercare di dimagrire.

In secondo luogo, una dieta priva di glutine può causare carenze nutrizionali. Molti cereali integrali sono ricchi di vitamine e minerali, come vitamine B e D, ferro e fibre. Quindi, per chi non può ingerire glutine o per chi decide di ridurne la quantità per motivi personali, una dieta priva di glutine è consentita se seguita attentamente consultando un dietologo per fare in modo di assumere sempre la corretta dose di nutrienti.

In terzo luogo, alcune ricerche suggeriscono come una dieta priva di glutine può anche influire sulla funzione cognitiva. Poiché i carboidrati sono presenti insieme al glutine, privare il glutine dalla dieta può anche comportare una privazione di carboidrati. Secondo uno studio, che ha generato molte discussioni, elevati livelli di zucchero nel sangue possono avere un impatto negativo sul cervello, comportando un declino cognitivo e lo sviluppo di patologie annesse al sistema nervoso come l’Alzheimer. Inoltre, gli studi suggeriscono che un elevato apporto di carboidrati porta ad elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) e infiammazioni. Quindi eliminare il glutine ed i carboidrati dalla dieta potrebbe essere vantaggioso per mantenere le funzioni cognitive con l’avanzare dell’età. Tuttavia, devono essere fatte maggiori ricerche per definire il giusto impatto che ha il glutine nei confronti del cervello.

In quarto luogo, una dieta povera di glutine può migliorare la digestione, riducendo il gonfiore e la diarrea, che sono spesso associati alla sensibilità. Una migliore digestione legata ad un ridotto apporto di glutine può anche alleviare i sintomi associati ad altri disturbi intestinali come l’intolleranza al lattosio.

Fonte: LiveScience

Di Raffo

Ciao a tutti, mi chiamo Raffaele Cocomazzi e sono il cofondatore di BMScience. Sono appassionato di Scienza, Medicina, Chimica e Tecnologia. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Foggia e attualmente specializzando in Medicina Nucleare presso l'Alma Mater Studiorum (Università di Bologna). Per contattarmi o maggiori informazioni seguimi sui vari social.